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VON DER LEYEN DISCRIMINATA IN QUANTO DONNA. NE PARLO CON LINKIESTA



Che impressione le ha fatto personalmente della Von Der Leyen? E quale impatto pensa abbia avuto sull’aula? Personalmente sono rimasta molto colpita dalle parole della presidente Von Der Leyen: parole pesanti come macigni, che hanno evidenziato come l’episodio diventato ormai tristemente famoso l’abbia fatta sentire in qualità di donna e di cittadina europea. Condivido con lei che non si tratta di un semplice incidente diplomatico, ma di un fatto grave che ha a che fare con i nostri valori fondanti, quelli per cui in Europa ci battiamo e continueremo a batterci. Non può esistere civiltà vera laddove le donne vengono ancora discriminate. E questo assunto dovrebbe essere la stella polare di tutti gli schieramenti politici, a prescindere dal loro colore.

Una tale presa di posizione (-Ciò è accaduto perché sono una donna-) è secondo lei utile per accendere i riflettori sulle disparità di genere? Certamente, e lo è ancora di più di fronte a quei discorsi “negazionisti” che vedono nella parità sulla carta una riconosciuta uguaglianza tra uomini e donne, di fatto smentita quotidianamente nella realtà. Ha ragione la Von Der Leyen quando dice che l’episodio in Turchia ha avuto risonanza perché testimoniato dalle telecamere e perché lei è una donna di potere. Ma quanti episodi come questo, anche molto più gravi, avvengono ogni giorno lontani dai riflettori, nell’indifferenza del mondo? Quante sono le donne che non hanno voce per raccontare gli episodi di discriminazione di cui sono vittime? Pertanto, certo: ribadire “ciò è accaduto perché sono una donna” è assolutamente necessario, non è vittimismo, non è autocommiserazione. È un modo diretto e scevro da ipocrisie per ribadire che ancora oggi, persino di fronte ad una delle più alte cariche istituzionali, quel retaggio maschilista e retrogrado di cui la nostra cultura è purtroppo impregnata fatica ad essere rimosso.

Come giudica, invece, il discorso di Michel? Il presidente del Consiglio europeo ha reiterato le sue scuse, ma (personalmente) non mi è sembrato molto convincente. Vero, non è sembrato convincente nella misura in cui ha parlato di incidente diplomatico, di protocollo e di donne che possono essersi sentite offese, ribadendo implicitamente che si tratta di una questione che riguarda solo le donne. Un approccio assolutamente miope e sbagliato. Ed è apparso ancor meno convincente, a mio parere, durante l’incontro con Erdogan. Intendo dire che a volte più delle parole possono i gesti, e in quell’occasione Charles Michel avrebbe dovuto apertamente prendere le distanze da quanto accaduto non accettando il posto che gli era stato assegnato, cedendolo alla Von Der Leyen o chiedendo espressamente che le venisse assegnato un posto di uguale importanza. La presidente ha preferito dare priorità ai contenuti e non ha protestato, sebbene il suo disappunto fosse più che evidente. Ecco, io credo che sia stata un’occasione persa, soprattutto per il presidente Michel di dimostrare al mondo che i valori europei dell’uguaglianza tra uomini e donne non sono negoziabili. Sarebbe stato un gesto che avrebbe avuto un impatto fortissimo, ancor più perché a compierlo sarebbe stato un uomo. Fino a quando continueremo a pensare che la disparità di genere sia un problema solo delle donne, saremo ancora parte del problema e lontani anni luce dalla soluzione.

Molti europarlamentari sono stati solidali con la presidente. Secondo lei c’è stata una differenza tra schieramenti politici nell’analizzare l’accaduto oppure la solidarietà è stata trasversale? Mi piace pensare che il discorso abbia colpito tutti gli schieramenti politici in ugual misura. Tuttavia, sebbene tutte le forze politiche parlino di uguaglianza tra uomini e donne, nei fatti si riscontrano spesso clamorose disuguaglianze, anche in termini di rappresentatività. Per i Verdi europei l’uguaglianza di genere è la pietra angolare sulla quale poggiano tutte le altre politiche. Non a caso anche nella rappresentanza è prevista la presenza di un uomo e di una donna, per una parità che non sia solo teorica. Rimuovere concretamente gli ostacoli, anche di natura culturale, che ad oggi impediscono una parità effettiva è una priorità per il nostro gruppo politico, anche in questa legislatura. Ci battiamo per garantire parità retributiva a parità di mansioni, un diritto sancito dalla legge italiana, ma spesso inapplicato, e tutelato anche dai Trattati dell’Unione europea. Ancora, le nostre azioni politiche mirano a favorire le medesime opportunità imprenditoriali, ad esempio attraverso la concreta applicazione della Direttiva Women on Board per rimuovere il cosiddetto soffitto di cristallo. Inoltre, ci battiamo concretamente per il rispetto dei diritti umani e civili. Diritti che, come risulta evidente dalla regressione di Polonia e Ungheria, sono tutt’altro che acquisiti. A livello nazionale, dobbiamo fare pressione affinché il governo Draghi non sprechi l’irripetibile occasione dei fondi del Next generation Ue per colmare il divario di genere attraverso adeguate riforme strutturali, perché la non effettiva partecipazione delle donne alla vita politica ed economica rappresenta un fardello pesantissimo per il nostro paese non solo in termini sociali ed economici, ma anche per quanto riguarda la piena realizzazione di quel modello democratico che è il cuore pulsante della nostra Europa. Perché, come dice la Von Der Leyen, per essere credibili non dobbiamo solo criticare gli altri, ma in primis agire in casa nostra.

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