TAV: BASTA GREENWASHING, NON È POSSIBILE RIDURNE L’IMPATTO!
Le grandi opere come il TAV Torino-Lione hanno un impatto climatico e ambientale disastroso, e non sono assolutamente compatibili con il #GreenDeal europeo.
Pratiche come il riutilizzo dei materiali di scarto o la produzione di energia in loco, che di per sé potrebbero anche essere lodevoli, non sono una compensazione lontanamente sufficiente, ma puro e semplice greenwashing…
Sono rimasta sconcertata nel leggere che il risultato incoraggiante ottenuto la scorsa settimana in Parlamento europeo, dove è stato votato il Piano d’Azione sull’economia circolare, sia stato interpretato come un segno di apprezzamento per alcune pratiche ipotizzate per il cantiere TAV.
Si tratta di una mistificazione della posizione del Parlamento europeo, che punta invece con chiarezza sui principi della prevenzione e della riduzione dei rifiuti.
Come potremmo credere che l’impatto disastroso che gli scavi del tunnel avranno in termini di emissioni e, soprattutto, sulla biodiversità delle valli sia compensato da un parziale riutilizzo del materiale estratto? O da un ipotetico sistema di produzione di energia?
Queste iniziative di TELT sono greenwashing, e la realtà è un’altra: come certificato dalla Corte dei Conti Europea il cantiere TAV produrrà emissioni almeno fino al 2050, e l’unico modo per ridurne l’impatto è fermarlo ora”. Il TAV Torino-Lione è stato, difatti, indicato tra le opere da non realizzare nel “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che serve al Paese” di Legambiente.
L’economia circolare può veramente rafforzare le catene di produzione del valore in UE e rilanciare la competitività, offrendo enormi benefici alle nostre imprese ma solo se la transizione a questo nuovo modello viene affrontata con serietà e coerenza, e senza questo tipo di strumentalizzazioni.
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