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QUANDO I VIRUS PARTONO DAGLI ANIMALI MALTRATTATI


In momenti come questi fare allarmismi è la cosa più irresponsabile che si possa fare. Ma a fronte di oltre 300 morti e 14.000 infetti (di cui 2 in Italia) è doveroso aprire una riflessione sulla relazione tra allevamenti intensivi ed epidemie.

Sars, Mucca pazza, Aviaria, Influenza suina e quest'ultimo coronavirus sono legati a doppio filo con le pessime condizioni in cui sono costretti milioni di animali venduti nei mercati o ammassati negli allevamenti, in gravi condizioni igienico-sanitarie creando le condizioni perfette per la diffusione di epidemie violente.


Se pensiamo che fin dai primi attimi di vita gli animali sono costretti a subire terapie antibiotiche per sopravvivere fino alla macellazione, capiamo bene che in condizione così disperate ogni malattia si diffonde con velocità estrema e non sempre è contenibile. Ed è ormai evidente che le condizioni sanitarie di questi allevamenti si ripercuotono anche sulla salute degli esseri umani.


Oltre ai consigli pratici su come proteggersi dall'infezione, come sottolineato anche dal Dottor Donzelli specialista in Igiene e Medicina Preventiva (http://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=80672), la prevenzione passa necessariamente anche dalla riduzione del consumo di carne e dallo stop agli allevamenti intensivi.


Gli allevamenti intensivi sono il paradiso degli agenti patogeni e, finché esisteranno, continueranno le epidemie su larga scala con tutte le tragiche conseguenze.




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