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PERCHE' HO SOTTOSCRITTO IL PLANT-BASED TREATY



Sono una dei pochi eurodeputati ad avere sottoscritto il Plant-based Treaty, condiviso e sostenuto in toto da Europa Verde - Verdi.

Il trattato mira ad arrestare il diffuso degrado degli ecosistemi critici causato dagli allevamenti animali, a promuovere il passaggio a diete più sane e sostenibili a base vegetale e a invertire attivamente il danno fatto alle funzioni planetarie, ai servizi ecosistemici e alla biodiversità.

I principi fondamentali sui quali si basa sono:


•Promozione di una transizione attiva dai sistemi di produzione alimentare basati sull’uso di animali a sistemi di produzione alimentari a base vegetale

•Stop alla costruzione di nuovi allevamenti di animali e all’espansione di quelli esistenti

•Stop al disboscamento di foreste e altri ecosistemi per il pascolo di animali e per l'allevamento di animali

•Stop a nuovi allevamenti di acquacoltura e all’espansione degli esistenti

•Protezione attiva dei popoli indigeni; della loro terra, dei loro diritti e delle loro conoscenze

• Proibizione di tutte le esportazioni di animali vivi

•Dichiarare l'emergenza climatica come hanno già fatto oltre 1.900 istituzioni locali in 34 paesi diversi

• Porre la sicurezza alimentare come priorità per tutte le nazioni, con l'obiettivo di porre fine alla povertà e alla fame, rendendo il cibo nutriente accessibile a chiunque

Riconoscere e sostenere il ruolo centrale che i piccoli agricoltori hanno nel nutrire il pianeta;

• Progettare campagne di informazione pubblica per aumentare la consapevolezza sui vantaggi climatici e ambientali e sui benefici per la salute grazie all’alimentazione, alla nutrizione e alla cucina a base vegetale

• Cercare di eliminare il consumo di alimenti di origine animale attraverso l'educazione nelle scuole

• Imporre un'etichettatura veritiera dei prodotti alimentari, comprese etichette informative su tutte le carni lavorate dichiarate cancerogene dall'Organizzazione Mondiale della Sanità

• Sovvenzionare la produzione di frutta e verdura per rendere più accessibile un'alimentazione a base vegetale

• Riorientare i sussidi governativi per l'industria zootecnica, la pesca industriale e i mattatoi verso la produzione ecologica di cibo a base vegetale

• Mettere fine alla pubblicità sovvenzionata dal governo per le industrie della carne (incluso il pesce), dei latticini e delle uova

• Creare obbligazioni verdi per finanziare una transizione verso un'economia basata sul vegetale

• Sostenere di rimboschimento da realizzare in ecosistemi appropriati utilizzando specie arboree autoctone per riportare gli habitat ad un simile precedente stato storico

• Dichiarare tutte le aree marine protette esistenti zone con divieto di pesca e convertirle in Aree Marine Altamente Protette

• Sussidi per agricoltori che praticano una buona gestione del territorio e per progetti di riforestazione

• Aumento delle aree verdi nelle città


Le ragioni del Trattato

Il motivo per il quale bisogna una volta per tutte affrontare la crisi climatica partendo dal sistema alimentare è presto detto: eliminare solo l’uso delle fonti fossili non basta. Perché insieme ai combustibili fossili sono le industrie zootecniche e della pesca le cause principali del riscaldamento globale, della perdita di biodiversità, della deforestazione su larga scala, dell'estinzione di massa delle specie, dello spreco di acqua, del degrado del suolo e delle zone morte negli oceani.

Come afferma il sesto rapporto dell'IPCC, la riduzione delle emissioni di metano è probabilmente l'unica alternativa che abbiamo per evitare un aumento della temperatura di 1,5 gradi, a seguito della quale si innescherà un effetto domino non più gestibile.

Ma questo scenario catastrofico può essere evitato e siamo noi ad avere in mano la soluzione.


L’Appello

La finestra di opportunità per impedire un aumento delle temperature sopra i 1,5°C si sta rapidamente chiudendo, palesando il rischio concreto di intervenire quando sarà troppo tardi per fronteggiare i devastanti effetti della crisi climatica. Ecco perché abbiamo deciso di indirizzare il nostro appello ai governi e alle istituzioni pubbliche in vista della conferenza di Glasgow, affinché adottino con urgenza delle azioni concrete come fermare la deforestazione causata dal disboscamento di aree da destinare all’allevamento.

Forse non ci soffermiamo abbastanza a pensare che il nostro sistema alimentare si basa sull’assunto quasi inconsapevole che la carne e i prodotti animali siano imprescindibili, ma si tratta di un modello culturalmente acquisito e imposto dalla società, come risulta evidente a chiunque frequenti cene, eventi o mense aziendali. Chi desidera consumare pasti vegetariani o vegani, infatti, deve spesso indicarlo con anticipo. Per questo, insieme ad altri colleghi eurodeputati, ho scritto agli organizzatori della COP26 affinché promuovano il concetto “plant-based by default” che di fatto inverte lo standard attuale, facendo in modo che l’opzione predefinita sia sempre quella più sostenibile. Diversi studi dimostrano che il passaggio globale a diete che si basano maggiormente su frutta e verdura potrebbe salvare fino a 8 milioni di vite entro il 2050, ridurre le emissioni di gas serra di due terzi, e determinare significativi risparmi legati all'assistenza sanitaria. Si tratta di un modello già applicato con successo da diversi governi locali olandesi dal 2018 e che ha un impatto positivo e dimostrabile sul clima. Abbiamo chiesto al Regno Unito, in qualità di paese organizzatore della COP 26, di farsi portavoce del concetto “plant-based by default” perché è tempo che i sistemi alimentari vengano finalmente messi in prima linea nella lotta alla crisi climatica.

Ed è tanto più importante in un Paese come l’Italia, culla della dieta mediterranea, un regime alimentare che, forse lo abbiamo dimenticato, è basato soprattutto su prodotti vegetali: ortaggi, olio d’oliva, verdure sono infatti da sempre i pilastri di una dieta che da decenni viene indicata come sana e di cui si mette in luce soprattutto l’incidenza sulla maggiore longevità delle persone che la adottano. Abbiamo completamente stravolto il significato originario di questo regime alimentare, assumendo stili di vita che non appartengono alla nostra tradizione. Per questo è quanto mai necessario che il Governo Draghi si adoperi concretamente con azioni di informazione e formazione, a partire dalle scuole, per rilanciare questo stile alimentare che, preme ricordarlo, è Patrimonio mondiale dell’UNESCO.

LEGGI IL TRATTATO QUI:




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