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NUOVA ETICHETTATURA BENESSERE ANIMALE INGANNEVOLE. HO SCRITTO ALLA COMMISSIONE



Il nuovo sistema di etichettatura di benessere animale, proposto dal nostro Ministero dell'Agricoltura, è palesemente ingannevole. Per questo motivo ho scritto alla Commissaria europea per la salute e la sicurezza alimentare, Stella Kyriakides, richiamando con urgenza la sua attenzione su questa fuorviante proposta di certificazione, foraggiata dai fondi pubblici della Politica Agricola Comune e del PNRR attraverso l'Eco-schema 1 del Piano Strategico Nazionale italiano.Inammissibile che i soldi pubblici concessi attraverso gli eco-schemi, ovvero da schemi che prevedono pratiche agricole benefiche per il clima e per l’ambiente, possano essere indirizzati verso un sistema che veicolerebbe informazioni parziali e poco trasparenti per i consumatori i quali, convinti di acquistare un prodotto derivante da sistemi di allevamento rispettosi del benessere animale, potrebbero comprare invece prodotti ottenuti attraverso procedure che contemplano l’allevamento in gabbia e persino la pratica di dolorose mutilazioni. Questa proposta appare tanto più sconcertante nel momento attuale, che ha drammaticamente reso evidente la fragilità delle nostre economie e il devastante impatto della crisi climatica sull’agricoltura e la biodiversità. È del tutto insensato, mentre l’Europa traccia chiaramente un percorso di tutela dei diritti degli animali, ritenuti esseri senzienti, che il Ministro Stefano Patuanelli - eletto nelle fila del Movimento 5 Stelle che ha sempre sostenuto come partito di farsi portavoce di animali e ambiente - proponga invece di procedere in direzione contraria, con un sistema di certificazione che inganna proprio quel segmento di consumatori più sensibile al benessere animale. Accogliendo le istanze di importanti associazioni animaliste ed ecologiste, come Animal Equality, da sempre in prima fila nelle battaglie a tutela degli animali, chiedo alla Commissione di intervenire tempestivamente per scongiurare il sostegno ad uno spreco di risorse pubbliche che, lungi dal migliorare le condizioni degli animali allevati in Italia, si prefigura al contrario come una frode a danno dei consumatori. Se non cambiamo il modo in cui trattiamo gli animali, non saremo mai in grado di uscire dalla crisi climatica, agricola e di biodiversità. Confido, pertanto, in un pronto riscontro della Commissione, affinché esprima parere negativo su un progetto evidentemente rischioso e ingannevole, aiutando, in questo modo, l’Italia a compiere i passi necessari verso sistemi di allevamento più etici e sostenibili, e una corretta gestione dei fondi pubblici.

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