NUOVA CERTIFICAZIONE BENESSERE ANIMALE? INGANNEVOLE!
Bruxelles, 24 Settembre 2021
Oggetto: nuova certificazione benessere animale
Egregi Ministri Patuanelli e Speranza,
con la presente desidero sottoporre alla Vostra attenzione alcune preoccupazioni riguardo al nuovo Sistema di qualità nazionale per il benessere animale (SQNBA), con relativo sistema di certificazione ed etichettatura.
Sulla base dello schema del decreto interministeriale di regolamentazione del SNQBA e delle presentazioni messe a disposizione del pubblico, ritengo infatti che si possa trattare di un provvedimento ingannevole per i consumatori, qualora fosse dato accesso al sistema anche a operatori che allevano scrofe in gabbia e che sottopongono i suini alla pratica crudele del taglio della coda, vietata dalle Direttiva europea 2008/120/CE da oltre vent’anni.
Un sistema di etichettatura non basato sui metodi di produzione, e specialmente se limitato all’inclusione di un logo sul prodotto, veicolerebbe quindi informazioni parziali e non trasparenti, risultando fuorviante per i consumatori che, convinti di acquistare un prodotto derivante da sistemi di allevamento rispettosi del benessere animale, potrebbero acquistare invece prodotti ottenuti da animali che hanno sempre vissuto in gabbia o che hanno subito dolorose mutilazioni.
In aggiunta, qualora tale sistema di certificazione garantisse priorità di accesso ai fondi della Politica Agricola Comune e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, favorendo ancora una volta gli allevamenti intensivi, tale misura si porrebbe in contraddizione con gli obiettivi posti dal Green Deal europeo per la transizione verso sistemi più etici, più sostenibili e senza gabbie.
Ciò risulterebbe particolarmente evidente una volta che la Commissione europea dovesse presentare la proposta di introdurre un sistema di etichettatura UE che sia basato sul metodo di produzione, come richiesto dal Parlamento europeo. A tal proposito, mi preme ricordare che lo scorso giugno, a seguito di una battaglia durata più di due anni, la Commissione europea ha risposto all’iniziativa dei cittadini europei “End the Cage”, che ha raccolto 1,4 milioni di firme per chiedere all’UE di mettere fine alla pratica crudele dell’allevamento in gabbia e che ho avuto l’onore e l’onere di portare al Parlamento europeo, annunciando il suo impegno a vietare l’uso delle gabbie attraverso una proposta legislativa che sarà presentata entro il 2023.
Sono quindi sconcertata che, mentre nel percorso segnalato chiaramente dall’Europa non trovano posto le pratiche aberranti dell’allevamento intensivo e delle sofferenze animali, considerati finalmente esseri senzienti, l’Italia possa procedere in direzione contraria, con un sistema di certificazione che nulla ha a che fare con il benessere degli animali
e che mira a ingannare proprio quel segmento di consumatori più sensibile alla loro salute e ai loro diritti.
Mi unisco quindi all’appello delle tante associazioni animaliste nel chiederVi che gli standard per la certificazione suinicola non approdino al voto in Conferenza Stato-Regioni prima di un loro allineamento alle regole europee e con l’obiettivo di transizione verso sistemi di allevamento più etici, sostenibili e senza gabbie.
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