NUOVA CERTIFICAZIONE BENESSERE ANIMALE. UN INGANNO PER I CONSUMATORI
HO PRESENTATO INTERROGAZIONE E SCRITTO A PATUANELLI E SPERANZA
“La nuova certificazione italiana di benessere animale istituita con il Decreto Rilascio, si prefigura come l’ennesimo inganno a danno dei consumatori” - dichiara Eleonora Evi, co-portavoce nazionale di Europa Verde.
“Dallo schema del decreto e dalle presentazioni messe a disposizione del pubblico si evince, infatti, che sarà consentito accesso al sistema che fornisce la certificazione anche a operatori che allevano scrofe in gabbia e sottopongono i suini alla pratica crudele del taglio della coda, peraltro vietata dalle direttive europee” - aggiunge Evi.
“Si tratta di un provvedimento inaccettabile, moralmente deprecabile e volutamente ingannevole per i consumatori che, convinti di acquistare un prodotto derivante da sistemi di allevamento rispettosi del benessere animale, si troverebbero tra le mani, al contrario, prodotti ottenuti da animali che hanno sempre vissuto in gabbia, o che hanno subito dolorose mutilazioni. È chiaro che questa operazione è solo un modo furbo di strizzare l’occhio a nuove fette di mercato, veicolando informazioni non trasparenti.
E c’è di più: questa certificazione garantirebbe priorità di accesso ai fondi PAC e PNRR, favorendo ancora una volta gli allevamenti intensivi, in barba alla dichiarata necessità di agevolare la transizione verso sistemi più sostenibili.
Per questo motivo ho presentato un’interrogazione parlamentare, chiedendo alla Commissione europea di far luce sulla legittimità e la trasparenza di questo sistema di certificazione e ho scritto ai Ministri Patuanelli e Speranza chiedendo che gli standard per la certificazione suinicola non approdino al voto in Conferenza Stato-Regioni prima di un loro allineamento alle regole europee.
Inammissibile che dopo aver vinto la battaglia storica sulla fine dell’allevamento in gabbia, che ho avuto l'onore e l'onere di portare al Parlamento Ue e proprio nel momento in cui al Parlamento europeo abbiamo adottato un rapporto sulla strategia Farm to Fork che chiede alla Commissione di elaborare un’etichettatura Ue basata sul metodo di allevamento, l’Italia decida di procedere in direzione contraria, con una certificazione che nulla ha a che fare con il benessere degli animali e che mira a ingannare proprio quel segmento di consumatori più sensibile alla loro salute” - conclude Evi.
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