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NON ABBASTANZA AMBIZIOSO L'ACCORDO DEI GOVERNI SULLA LEGGE EUROPEA SUL CLIMA



Non posso ritenermi soddisfatta per l’accordo raggiunto durante la notte dai capi di governo sulla Legge Europea sul Clima.

Si tratta di un chiaro segnale che evidenzia come i governi non attribuiscano la giusta priorità alla crisi climatica e preferiscano soccombere agli egoismi di taluni Paesi pronti a reclamare supporto finanziario, piuttosto che impegnarsi con fermezza nella lotta alla salvaguardia del pianeta e delle generazioni future.

La richiesta di ridurre le emissioni del 55% risulta ancora più deludente in quanto nel conteggio è prevista anche la capacità di assorbimento del carbonio nei terreni, rendendo di fatto l’obiettivo ancora meno ambizioso: secondo i calcoli effettuati dalla stessa Commissione Europea, infatti, si potrebbe arrivare ad un obiettivo effettivo del 50,5%.

Troppo poco e troppo lontano da quanto raccomandato dagli scienziati dell’IPPC, secondo i quali solo una riduzione delle emissioni del 65% entro il 2030 è in grado di mantenere l’aumento delle temperature globali entro 1,5 C°, rispettando quanto previsto dagli accordi di Parigi.

Altro sostanziale punto debole dell’accordo risiede nella richiesta degli Stati Membri di un obiettivo vincolante solo a livello di Unione europea e non anche per ogni Stato singolo Stato. In questo modo è facile immaginare che i Paesi meno virtuosi possano facilmente nascondersi dietro quelli che lavorano concretamente e con convinzione per contrastare la crisi climatica. Infine, è un’ulteriore delusione constatare il riferimento al gas naturale che, invece, non dovrebbe avere alcun ruolo nella transizione verde dell’UE.

Ora la palla passa al Parlamento europeo, al quale spetta l’arduo compito di far prevalere le sue posizioni nei prossimi negoziati con il Consiglio e la Commissione.

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