L’ITALIA VUOLE DISTRUGGERE IL SUO COMPARTO BIOLOGICO?
Su mia richiesta, la Commissione Petizioni del Parlamento Europeo ha discusso la petizione presentata da AIAB - Associazione Italiana per l'Agricoltura Biologica, ARI Associazione Rurale Italiana e Federazione del Sociale USB che hanno lanciato un allarme: i nuovi #OGM rischiano di essere coltivati, usati, importati in Italia e finire nei nostri piatti senza alcun controllo né informazione al consumatore, senza un'approfondita valutazione dei rischi, senza tracciabilità né etichettatura.
Nessuno metterebbe in tavola o nei piatti dei propri bambini del cibo di cui non si sa se sia stato geneticamente modificato. La Commissione europea ha il dovere di vigilare sulla corretta applicazione delle regole europee che sanciscono, anche per i nuovi OGM, lo stesso iter di autorizzazione, controllo e tracciabilità degli OGM “tradizionali".
L’Italia cosa sta facendo? I casi della colza Clearfield o delle petunie OGM nei vivai italiani, sollevati dai firmatari della petizione, dovrebbero allarmare tutti.
Il Ministro Patuanelli vuole davvero mettere a rischio il comparto del biologico italiano? L’editing genetico non fornisce risultati sicuri e potrebbe dar luogo a numerosi effetti imprevisti, le cui conseguenze per la salute e l'ambiente rimangono tuttora sconosciute. Il rilascio, anche accidentale, in ambiente, di nuovi OGM danneggerebbe gravemente il comparto del biologico italiano e minerebbe irrimediabilmente la credibilità della produzione agricola e della filiera agroalimentare nazionale, che sul “LIBERO DA OGM” ha costruito la sua forza.
Anziché modificare i regolamenti europei sugli OGM su pressione dei colossi dell’agroindustria per eludere una sentenza storica del Tribunale dell’UE, è necessario attivarsi concretamente per espandere le pratiche di agricoltura ecologica che operano con e non contro la natura.
Felici che la Commissione Petizioni abbia accolto la nostra richiesta lasciando aperta la petizione. Ora attendiamo fiduciosi gli ulteriori sviluppi.
NE PARLO SU ANSA QUI:
Commentaires