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INTERVISTA IMPAKTER: L'EUROPA E L'ECCESSIVO CONSUMO DI SUOLO




L’Onorevole Eleonora Evi del Gruppo Verdi europei ha le idee molto chiare in merito sia consumo di suolo sia alle questioni dello sviluppo sostenibile “buono, vero, genuino” come lo definisce. E sul consumo del suolo – argomento carissimo ad Impakter Italia che lo ha trattato più volte – ribadisce l’importanza della risoluzione approvata dal Parlamento europeo:” E’ stata data voce agli oltre 200.000 cittadini europei che con l’iniziativa People4Soil chiedevano da tempo una legge sul suolo. Il suolo fornisce approvvigionamento di cibo e materie prime, provvede alla regolazione del clima catturando carbonio, serve alla purificazione dell’acqua, al controllo degli organismi nocivi e contribuisce a prevenire inondazioni e siccità” .


Il Parlamento europeo adesso chiederà agli Stati Membri di adottare tutte le misure necessarie ed efficaci per : ridurre al minimo l’impermeabilizzazione del suolo; riutilizzando in primo luogo terreni dismessi e siti abbandonati, per arrivare all’obiettivo di non degrado del terreno entro il 2030 e di occupazione netta di terreno pari a zero al più tardi entro il 2050.


“Si tratta di misure quanto mai urgenti, soprattutto in regioni, come la Lombardia e il Veneto, in cui il fenomeno della cementificazione ha raggiunto livelli drammatici” – puntualizza l’eurodeputata di Europa Verde.


Eleonora Evi, continua facendo un esempio di comportamento differente tra, per esempio, Germania e Itali: “In Germania non verrebbe in mente a nessuno di chiedere il permesso o di costruire abusivamente un edificio dentro la Foresta Nera. Ma in Europa serviva una legge sul suolo perchè c’è ne era una sull’acqua ed una sull’aria. Se non saranno presto adottate misure adeguate, infatti, vaste aree dell’Europa meridionale saranno a forte rischio di desertificazione entro il 2050”.


La legge europea sul clima


Nella terza settimana di aprile il Parlamento europeo ha approvato la legge continentale sul clima il cui obiettivo è quello di un’Unione Europea climaticamente neutra entro il 2050 e l’obiettivo collettivo di riduzioni nette delle emissioni inquinanti di “almeno il 55%” entro il 2030 rispetto ai valori del 1990.


“Non sono per niente soddisfatta – attacca la Evi – ed anzi sono preoccupata. La legge dovrebbe essere l’architrave del Green Deal ma deve essere un muro portante forte, ambizioso come voleva la comunità scientifica a partire dall’IPCC l’autorità di riferimento in materia. Il testo approvato manca di coraggio: si era partiti da un obiettivo di riduzioni del 65% che sarebbe stato l’ideale, poi ci si era quasi accordati sul 60 per cento. Alla fine per le pressioni diverse che sono arrivate si è scesi al 55% che poi non è neanche reale: il limite alla riduzione delle emissioni di Co2 è del 52.8 per cento il resto è lasciato al lavoro della natura attraverso i suoi meccanismi di assorbimento. Ma non basta piantare gli alberi – anche se è un’operazione necessaria, importante e bellissima – e così la legge non è nemmeno un segnale a tutti i settori che devono impegnarsi per ridurre le loro emissioni. Non c’è stato il coraggio di abolire i sussidi a chi fa ancora uso di combustibili fossili“.


Cosa ha portato a questo compromesso al ribasso: i paesi dell’est europeo che dipendono dal carbone, le grandi aziende o che altro?


“Tutto queso insieme ed altro. Certamente la pressione di paesi come l’Ungheria e la Polonia che hanno nel carbone la principale fonte di energia ha avuto un ruolo molto importante ed in generale di tutti quei paesi che non devono nemmeno passare per la transizione energetica con il gas ma devono direttamente passare alle energie rinnovabili. Poi le grandi aziende che hanno tirato per la giacchetta come si dice, la Commissione europea. La lobby della Francia sul nucleare (l’energia nucleare non produce Co2 ma il processo di estrazione dell’uranio non è più sostenibile perchè questo materiale finirà presto, ndr). E poi c’era la fretta di arrivare all’incontro con Joe Biden con una legge da esibire per dire l’Europa c’è. Il presidente della commissione Ambiente del Parlamento Europeo, Pascal Canfin, esponente di Macron nel gruppo dei liberali ha fatto di tutto perchè lo stesso Macron potesse vantare questo successo. In realtà secondo me quel che è successo è che i Governi e le industrie hanno fatto di tutto per rimandare il momento della verità“.



Ha potuto leggere il PNRR e cosa ne pensa?


“Anche in questo caso sono un pò delusa. Perchè mi sembra che rispetto al Piano precedente ci siano meno risorse per alcuni aspetti chiave per quello che intendiamo essere uno sviluppo sostenibile buono. Mi riferisco soprattutto alla questione della transizione del trasporto pubblico. Meno risorse per gli autobus. Meno risorse per i treni sui quali si voleva puntare in modo molto deciso. Specie quei treni che dovrebbero essere destinati ai pendolari. Mi pare che le risorse a disposizione forse possono bastare per una grande città ma non certo per un paese che ha assoluta necessità di essere rimesso a posto in questo settore. E poi la questione della dispersione dell’acqua: possibile che il nostro paese sia un colabrodo? E le reti fognarie? Paghiamo ancora multe salatissime all’Europa perchè le nostre reti non ci sono o non sono in regola. Vedremo però come verranno spesi questi soldi che è la questione principale“.


Onorevole Evi perchè in Europa i Verdi hanno una voce forte ed autorevole mentre in Italia stentano?


“Per quello che riguarda l’Italia io credo che le cose stiano cambiando. Le questioni ambientali anche grazie alla nuova declinazione in sviluppo sostenibile dove ambiente-sociale ed economia sono strettamente legate sono uscite dai salotti, dall’ambiente radical-chic di chi poteva permettersi di parlare di certe cose perchè non aveva problemi quotidiani da affrontare. Oggi tali questioni sono così urgenti e riguardano una fetta così larga della popolazione che non è più possibile farne ragionamenti solo ambientalisti o ecologisti. Però rispetto al resto d’Europa nel nostro Paese ci sono problemi molto particolari che sono difficili da affrontare: penso all’abusivismo edilizio per fare un esempio. Ed ecco perchè mi sono battuta molto, tra le altre cose, per la legge sul suolo. I verdi italiani, tra cui Europa Verde di cui sono entrata a far parte da poco, sono in una fase di cambiamento, di rinnovamento. Oggi sentono i 17 obiettivi dell’Agenda Onu con grande sensibilità e responsabilità e che danno il senso dell’urgenza di quei temi. Ci sono iniziative importanti che per adesso non hanno quell’attenzione mediatica che meriterebbero. Ma la strada è quella giusta“.



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