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IL RECOVERY PLAN ITALIANO NON E’ EQUO E SOSTENIBILE, LA COMMISSIONE INTERVENGA

In vista della valutazione da parte della Commissione europea dei Piani di Ripresa e Resilienza Nazionali,

prevista entro il 30 giugno, ma probabilmente anticipata già a metà mese, di concerto con il gruppo parlamentare dei Greens/EFA, la delegazione italiana ha inviato una lettera alla Commissione europea per

sottolineare la necessità di uno scrutinio attento dei Piani in base ai criteri di valutazione previsti dal Regolamento RRF.


“Raccogliendo valutazioni e segnalazioni di esperti, associazioni e cittadini abbiamo identificato dei casi ‘impresentabili’, in cui i requisiti dettagliati dal Regolamento RRF e dalle linee guida della Commissione sono stati violati, elusi o ignorati, in particolare per quanto riguarda la categorizzazione degli investimenti verdi per il raggiungimento del target del 37% sul clima, il rispetto del principio ‘Non arrecare danno significativo’, la conformità alle norme di diritto ambientale europeo e le previsioni dei Trattati sulla coesione

territoriale. Siamo profondamente preoccupati dal rischio di una Ripresa a due velocità che promuove l’attuazione di progetti innovativi nelle regioni e nei territori più performanti e competitivi, limitandosi invece a ‘riconfezionare’ progetti già pianificati ma mai realizzati da altri fondi europei nelle regioni in ritardo di sviluppo”. Lo dichiara in una nota stampa la delegazione italiana dei Greens/EFA - composta da

Rosa D’Amato, Eleonora Evi, Ignazio Corrao e Piernicola Pedicini.


“Tra questi ‘impresentabili’ del Recovery Plan” - specificano i quattro eurodeputati - “troviamo il mantenimento dei finanziamenti alle fonti fossili, in particolare al gas, come quelli per l’installazione delle

caldaie a condensazione grazie al Superbonus 110 o per il rinnovamento del parco autobus regionale, e all’idrogeno non rinnovabile. Sembrano estremamente problematiche anche le misure previste dal DL Semplificazioni in materia di procedure di valutazione dell’impatto ambientale, che aggirano quanto stabilito a livello europeo dallaDirettiva VIA. Problematica anche la situazione relativa all'impianto siderurgico ex-Ilva di Taranto, che vede la creazione di nuovi altiforni DRI e forni elettrici, ma con il mantenimento di 2 altiforni a carbone, in contrasto alla valutazione d'impatto ambientale e di una valutazione

d'impatto sanitario, come richiesta invece dalla direttiva 2014/52/UE.”


“Continueremo a raccogliere segnalazioni e valutazioni sul Piano, - hanno proseguito nella nota - e a denunciare non solo i casi di aperta violazione del diritto europeo, ma anche quelli - più numerosi - di

scelte incoerenti e inefficienti nella distribuzione delle risorse, che compromettono il raggiungimento dei nostri obiettivi di sviluppo sostenibile, inclusivo ed equo”, hanno concluso.




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