ABBIAMO PRESENTATO ISTANZA CONTRO PIANO INDUSTRIALE ENI
“Sosteniamo con convinzione questa iniziativa, a cui abbiamo contribuito sin dall’inizio e per la quale abbiamo chiesto e ottenuto il supporto dell’intero gruppo dei Greens/ALE del Parlamento Europeo” - dichiarano Eleonora Evi ed Angelo Bonelli, co-portavoce nazionali di Europa Verde, in riferimento all’istanza presentata oggi al Punto di Contatto Nazionale dell’OCSE da un gruppo di associazioni ambientaliste, per denunciare l’inadeguatezza del piano industriale di ENI rispetto agli impegni internazionali contro l’emergenza climatica.
“ENI - aggiungono - è il principale emettitore italiano di gas serra e una delle aziende più inquinanti del pianeta. Inammissibile che, proprio mentre l'emergenza climatica richiede l’eliminazione delle fonti fossili, ENI continui impunemente ad investire in estrazioni di oil & gas, con l’aggravante di ripulirsi l’immagine attraverso vergognose azioni di greenwashing, l’ultima delle quali dal palcoscenico del Festival di Sanremo. Per questo, ad accompagnare il deposito dell'istanza, abbiamo ideato la campagna greENIwashing”.
Tra i rilievi sollevati dall’istanza: l’assenza di misure per il taglio delle emissioni nei prossimi anni, la mancanza di una valutazione di impatto climatico delle attività d’impresa, così come di informazioni trasparenti e adeguate, e la mancata elaborazione di un piano di prevenzione e mitigazione dei rischi, come invece previsto dalle Linee Guida dell’OCSE.
L’iniziativa si fonda sulle Linee Guida OCSE per le imprese multinazionali, che fissano una serie di principi, ispirati alle norme internazionali, orientate a promuovere nelle imprese condotte responsabili dal punto di vista sociale, ambientale e della tutela dei diritti umani. Tra essi appaiono anche obblighi di trasparenza e di adozione di policy d’azienda che tengano conto delle conoscenze scientifiche attuali.
Philippe Lamberts, presidente del gruppo VERDI/ALE, aggiunge: "ENI ha dichiarato spontaneamente di volersi impegnare a rispettare gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi attraverso la firma del Paris Pledge for Action. Nonostante il dichiarato impegno dell’azienda petrolifera italiana in ambito climatico, il piano industriale prevede un incremento del 4% annuo della quantità di oil&gas estratto nei successivi tre anni, un trend di riduzione delle emissioni non in linea con gli scenari individuati dalla comunità scientifica per rispettare i target di lungo termine previsti dall’Accordo di Parigi e il ricorso a tecniche controverse ed inefficaci, come il CCS (processo di cattura e stoccaggio di CO2) o la produzione di idrogeno blu. Proposte che di fatto risultano essere solo diversivi dall’efficacia non dimostrata, piuttosto che soluzioni concrete al problema delle emissioni."
Quella avviata, prevista dalle stesse Linee Guida in caso di condotta d’impresa ritenuta contraria ai principi fissati, è una procedura di mediazione. Il PCN - Punto di Contatto Nazionale dell’OCSE, presso il MISE, è chiamato a valutare l’istanza e a dichiararne l’ammissibilità. La decisione, che in caso di accettazione decreta l’avvio della procedura, viene deliberata dal PCN dopo circa 30 giorni dalla ricezione dell’istanza.
“Ci auguriamo che la circostanza per cui ENI è una impresa controllata dello Stato, il che configura potenziale conflitto di interessi per il Ministero dello Sviluppo Economico chiamato a giudicare l’ammissibilità dell’istanza, non sia fattore d’ostacolo all’imparzialità del PCN”- commentano i promotori dell’iniziativa.
Nel caso in cui ENI decidesse di non aderire alla procedura, la partita potrebbe spostarsi, oltre che nel consueto campo della denuncia pubblica e del campaigning, anche sul piano giudiziario.
I promotori dell’iniziativa sono: Europa Verde, GREENS/ALE al Parlamento Europeo, Rete Legalità per il clima, A Sud, Forum Ambientalista, Generazioni Future - Cooperativa di mutuo soccorso, Fridays for Future, Extinction Rebellion Milano, Per il clima fuori dal fossile, Emergenzaclimatica.it, Diritto Diretto.
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