COGNETTI: "NESSUNO SI FA CARICO DELLE ISTANZE VERDI IN ITALIA". LA MIA RISPOSTA SUL FATTO QUOTIDIANO
Ho letto con interesse l’intervista a Paolo Cognetti, di recente pubblicata sul vostro giornale. Comprendo quel senso di sfiducia nei confronti di quel modo di fare politica, predominante nel paese, fatta di dinamiche spesso opache, personalismi esasperati, giochi di potere. Ma la risposta a quel modo di fare politica, dal mio punto di vista, è sempre la politica. Senza dubbio quella delle scelte quotidiane e dell’impegno civico, come dice Cognetti, ma anche quella dell’impegno politico che cerca di portare quelle stesse battaglie dentro le istituzioni.
Europa Verde è nata a luglio 2021. Un nuovo partito ecologista, europeista, femminista, pacifista nato a partire dalle radici storiche dei Verdi italiani - Federazione dei Verdi - per allargarsi alla società civile e a nuove energie ecologiste del nostro paese come, tra gli altri, Salviamo il Paesaggio e GEV Giovani Europeisti Verdi.
Io ho l’onore di guidare questo partito insieme ad Angelo Bonelli, figura storica dell’ambientalismo in Italia. Perché nei Verdi, in Italia come in Europa, la parità di genere non è solo una battaglia, ma una prassi concreta e consueta in tutte gli organismi di partito.
Desidero quindi rispondere a Cognetti quando afferma che in Italia nessuno si fa carico con credibilità delle istanze verdi e non sembrerebbe esserci un partito ambientalista degno di questo nome.
Europa Verde si è schierata all’opposizione di questo governo. Da mesi chiediamo le dimissioni del Ministro Cingolani, che definisce la transizione ecologica un bagno di sangue, che fa ripartire le trivelle nel paese, apre al ritorno del nucleare e dà la colpa agli ambientalisti definendoli “radical chic”. Abbiamo lanciato anche una petizione pubblica, insieme ad altre voci critiche nel nostro paese. Europa Verde ha denunciato fin da subito la mancanza di visione del PNRR, l’ottusità sullo smartworking del Ministro Brunetta, il ritorno dei sogni di berlusconiana memoria del Ministro Giovannini che ripropone il Ponte sullo Stretto.
Dai banchi del Parlamento europeo, dove da anni porto avanti battaglie ecologiste, per la giustizia climatica e sociale, ho votato contro la riforma in salsa greenwashing della Politica Agricola Comune che continuerà a erogare miliardi di euro di soldi pubblici ad allevamenti intensivi ed agricoltura industriale. Insieme ai miei colleghi del gruppo Greens/EFA in Europarlamento, ci batteremo affinché il gas e il nucleare non vengano classificati come investimenti verdi nella Tassonomia UE, mandando all’aria quel sistema di etichettatura degli investimenti che sta faticosamente cercando di premiare chi investe davvero un soluzioni ecologiche, come le energie rinnovabili, l’efficienza energetica, le comunità energetiche. E ancora, grazie alla enorme partecipazione dei cittadini europei abbiamo vinto la storica battaglia, di cui mi sono fatta portavoce in prima persona, per dire basta all’allevamento in gabbia, portando la Commissione europea a impegnarsi a presentare una proposta legislativa entro il 2023. Sono tantissime le interrogazioni parlamentari che presento alla Commissione europea, anche in sinergia con i rappresentanti regionali e locali di Europa Verde, per verificare l’operato delle istituzioni italiane e cercare di proteggere i nostri territori dai continui assalti pieni di ingordigia e disprezzo dei beni comuni, dalle ennesime colate di cemento per autostrade inutili, come la Pedemontana lombarda, alle allegre autorizzazioni per ampliare allevamenti intensivi, nuovi inceneritori e discariche fino alla denuncia della presenza di pesticidi pericolosi nei parchi giochi dove i nostri figli dovrebbero giocare al sicuro.
E anche se siamo un piccolo partito, i nostri 10.000 iscritti si danno da fare. E nelle scorse elezioni amministrative di ottobre, Europa Verde, dopo anni di assenza di rappresentanza verde in Italia, ha eletto numerosi consiglieri comunali in molti comuni italiani e due sindaci. A Milano ha raccolto il 5,11% di voti e oggi esprime un assessore, Elena Grandi, 3 consiglieri, e molti consiglieri municipali.
È vero, siamo ancora lontani dai numeri delle forze ecologiste di alcuni paesi europei. Sebbene, in pochi lo sanno, alle scorse elezioni europee Europa Verde ottenne il 10% dei voti degli italiani all’estero. Segno che non si tratta di un deficit di credibilità dell’offerta politica, piuttosto il contesto economico, culturale e sociale in cui si vive influenza il voto verde. E io sono fiduciosa che il risultato ottenuto da Europa Verde alle scorse amministrative ci racconti di una voglia di cambiamento che dal resto d’Europa sta arrivando anche in Italia, insieme alla consapevolezza che la svolta verde non è più solo un’opzione, ma una necessità imprescindibile.
Europa Verde è consapevole che per produrre cambiamenti sociali significativi, l’azione politica debba basarsi sui più aggiornati risultati della ricerca scientifica, soprattutto per rispondere in modo adeguato ai gravi rischi ambientali che pesano sul nostro futuro. Per ricostruire questo ponte tra politica e scienza, abbiamo costituito un Comitato Scientifico.
Condivido, infine, la preoccupazione di Cognetti sullo stato dell’emancipazione femminile in Italia. Per questo non posso che ribadire la necessità - soprattutto in questo momento storico in cui dopo la pandemia le donne hanno pagato il prezzo più alto di disoccupazione e povertà - di forze politiche come Europa Verde che si battono per una società ecologista e femminista, così come dichiarato anche nel nostro Manifesto. E nonostante lo spazio a noi dedicato dai media sia pressoché nullo, a differenza di altri partiti i cui leader parlano H24 dalle tv pubbliche e private, sono certa che, anche grazie al sostegno di menti libere e voci fuori dal coro come la Sua, Europa Verde possa avere quella possibilità di rafforzarsi e diventare sempre più un argine democratico alla deriva di sfiducia e anestesia politica nel Paese.
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