Nessuno chiede il paradiso in terra.
“Io credo nel popolo italiano. È un popolo generoso, laborioso, non chiede che lavoro, una casa e di poter curare la salute dei suoi cari. Non chiede quindi il paradiso in terra. Chiede quello che dovrebbe avere ogni popolo”. Questo diceva, nel suo messaggio di fine anno nel 1981, l'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini. In quel periodo, alla fine degli anni '70, l'occupazione maschile era sopra il 70% e il divario tra nord e sud del paese era di appena 3 punti percentuali. E oggi?
Oggi l'occupazione maschile al sud si attesta quasi al 56% (18 punti sotto quella del nord) e la situazione per le donne è tra le peggiori in Europa, con una occupazione ferma al 49% (al sud addirittura al 32,2%). Una condizione, quella femminile, determinata dalla difficoltà di conciliare i tempi lavorativi con quelli della famiglia (nel 2016 in 30mila si sono dimesse a seguito della loro maternità!) visto che, ad esempio, in Italia sono solo 22,5 i posti negli asili nido ogni 100 bambini tra gli 0 e i 3 anni di contro ai 33 posti che l'Europa stabilisce come obiettivo da raggiungere. L'anno scorso, 125mila italiani se ne sono andati all'estero in cerca di lavoro e i giovani tra i 25 e i 34 anni che non studiano e non lavorano, né cercano lavoro perché oramai sfiduciati e depressi (Neet), sfiorano i 2 milioni. Cosa festeggiamo, dunque, in questo primo maggio 2018? E cosa ci direbbero Pertini e quelli della sua generazione che, dopo aver lottato contro il fascismo e l'occupazione nazista, hanno firmato una Costituzione che al primo articolo stabilisce che la nostra Repubblica si fonda sul lavoro? Io credo che si debba festeggiare e ricordare le tante lotte del passato per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.
Oggi festeggiamo il desiderio di cambiare e di invertire la rotta;
festeggiamo le donne che hanno lasciato il lavoro per la maternità perché ritornino al loro posto;
festeggiamo le donne che ogni giorno fanno sforzi enormi per portare avanti lavoro e famiglia perché possano vivere più serenamente il loro essere mamme e lavoratrici;
festeggiamo i nonni, unico vero ammortizzatore sociale là dove è possibile, perché possano vivere il rapporto con i nipoti con i propri tempi e non come impegno/dovere verso i propri figli;
festeggiamo chi è partito e ha lasciato il paese, perché possa tornare e riprenderselo il paese;
festeggiamo chi resta e ogni giorno prova a costruire la sua strada, il suo lavoro, il suo futuro, fronteggiando con testardaggine la burocrazia, il clientelismo e la corruzione perché crede ancora nel diritto e nelle possibilità per tutti;
festeggiamo chi ha lavorato tutta una vita e a pochi anni dalla pensione viene licenziato perché la fabbrica delocalizza là dove il lavoro costa meno, perché possa avere uno Stato che lo tuteli e impedisca che le leggi del mercato prevarichino quelle umane;
festeggiamo chi va avanti di stage e tirocini perché, dopo lauree, master e dottorati, possa vedere riconosciuto il suo valore e avere la sua realizzazione;
festeggiamo chi è precario, per un giorno, una settimana, un mese o un anno, perché abbia garanzie forti che gli permettano di costruire il suo futuro;
festeggiamo chi è sfruttato, chi è sotto caporalato, chi lavora in nero, chi a cottimo, chi non ha più desideri, chi non crede più in nulla, perché possa rialzare la testa e prendersi la sua parte. Nessuno chiede il paradiso in terra, ma ciò che ogni popolo dovrebbe avere. E, dunque, festeggiamo una storia di battaglie per i diritti, ma anche un sogno, un desiderio, una prospettiva, scritta nella prima riga della nostra Costituzione: “L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”. Un obiettivo non ancora raggiunto, ma sempre chiaro e forte: è là che dobbiamo tendere. Ogni giorno, con tenacia. Oggi festeggiamo il lavoro di tutti noi a fare in modo che le cose cambino davvero.
Buon Primo Maggio! Buon Lavoro a tutte e a tutti!